CON TONINO ABATANGELO, VA VIA UNA PARTE DI STORIA DI MOLA DI BARI

Mola di Bari perde un po' della sua identità
a causa della dipartita di Tonino Abatangelo, avvenuta il 16 Aprile 2017.
E' quantomeno doveroso ricordarlo affinché attraverso le sue opere non vada disperso l'uomo e la cultura di cui si è fatto paladino nel corso dei 90 anni della sua esistenza.

Poeta e scrittore dialettale, coautore (con Antonio Palumbo) del Vocabolario Molese, regista e chi più ne ha più ne metta, ma soprattutto autodidatta, a dimostrazione che spesso i titoli sono effimeri e fini a se stessi, specialmente se spiattellati in faccia alla gente, senza avere un minimo di talento.

----------------------------------------------------------------------------------

Emigrato al Nord nel 1945 vi svolge vari lavori saltuari fino a che viene assunto presso l’Università di Milano come tecnico coadiutore non docente.
Nel prosieguo della sua carriera partecipa come collaboratore tecnico nel campo della ricerca scientifica, acquisendo tangibili riconoscimenti pubblicati dai docenti ricercatori prof. L. Forni, dal prof. V. Ragaini e, a fine carriera, dal prof. A. Sacco del Dipartimento di Chimica-Fisica di Bari.
Nel 1975 ritorna nella sua terra d’origine trasferito presso l’Università di Bari dove svolge mansioni di assistente tecnico del laboratorio di chimica-fisica.
A partire dal 1976, da autodidatta, si impegna, in Mola, in una vasta opera di promozione sociale e culturale che lo vede tra i promotori del periodico locale «Opinioni» e, quindi, attento osservatore e studioso delle tradizioni popolari locali. Nascono così le sue riflessioni in versi, in parte pubblicate: Felèscene 1983; Calaggéine 1988; gli Scritti Carnevaleschi 1985-1999; i 15 testi teatrali di Momenti di Vita Molese 1980-1999, quasi tutti rappresentati. 

------------------------------------------------------------------------------------

Tonino Abatangelo, va ad aumentare nell'aldilà la schiera di molesi che sono stati di notevole spessore e che non dovrebbero mai scomparire nella nostra memoria.
I vari Van Westerhout, Calvani, Martinelli, Piero Delfino Pesce, hanno da ieri un prezioso compagno con cui condividere i punti più alti della storia del paese in cui risiedo.

Ha scritto e pubblicato diversi libri di poesie in vernacolo.
Lo ricordiamo fautore de "U carrettaune"; tradizione ripresa anche grazie a lui dopo un'interruzione durata diversi anni.

La passione che lo ha spinto in tutti questi anni, era data si dall'arte, ma anche se non soprattutto dalla lingua che per un singolo paese è caratterizzato dal dialetto.

La lingua è nello stesso tempo, il testamento dei nostri avi, il racconto della nostra storia, ma soprattutto è la nostra identità, la nostra vita stessa e non dobbiamo permettere che essa venga spazzata via, sarebbe come se morissimo un po' tutti se ci disfacessimo di ciò che in realtà siamo.

La lingua è, quindi, l’essenza di un popolo.

La sua "Natività" è stata, pochi mesi fa portata in scena dalla Compagnia "Il Palcoscenco" con un grande successo di pubblico ed una grande interpretazione degli attori, spronati ad acquisire dimestichezza proprio con quelle che sono le nostre origini.
La regista Nilla Pappadopoli, sta cercando nel suo percorso di portarci un po' a spasso nel tempo, toccando varie epoche e vari autori di diverse culture, ma senza dubbio è stato sentito in maniera maggiore di altri questo lavoro, in quella macchina del tempo che parla, in qualche maniera, di noi.

Da oggi, dunque non ci sarà più Tonino Abatangelo a difenderci, dalla massificazione che si spaccia per evoluzione e cancella la nostra identità.

Attraverso i suoi scritti e le sue commedie ha dato dignità a tutti noi;
A noi ora il compito di tenere alti il suo ricordo e la sua opera.
Grazie di tutto.