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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

BOCCIATO IL REFERENDUM SULL'ARTICOLO 18; PERCHE'? JOBS ACT NEMICO O AMICO? COMUNQUE RIDIMENSIONATO, ANCHE SE...

 

A dire il vero sull' Articolo 18 gli italiani si erano già espressi diversi anni fa; ma si sa, in Italia ognuno fa quel che cazzo gli pare con le leggi e quindi ci ritroviamo a parlare nuovamente di questo passaggio dello Statuto dei lavoratori e di Referendum.


E' anche vero che i tempi sono cambiati e  la crisi è molto più acuta che durante gli scorsi decenni.
Il Jobs act è molto controverso ed osteggiato da tante categorie, però è anche vero che ha prodotto un incremento occupazionale.
Ovviamente i numeri bisogna anche saperli analizzare, quindi non è tutto oro quello che luccica, nonostante le parole di Matteo Renzi a difesa della  creatura del suo Governo.

Bisogna anche dire che tutti facciamo appello al suddetto articolo, ma dobbiamo anche renderci conto che non ci troviamo più nell'epoca del "padrone" e dei lavoratori schiavizzati senza un minimo di diritto e che articolo 18 o no, se un'azienda è sul punto di crollare, di chiudere, meglio avere la possibilità di ridurre il personale che mandare tutti i dipendenti a casa.
Però questa tendenza a "voler" ritornare a quell'epoca, rende parecchio perplessi e spaventati.

E' anche vero che ci sono parecchi imprenditori che sfruttano questi provvedimenti per fare i propri comodi nonostante la situazione non l'imponga; insomma come un cane che si morde la coda da solo, il mondo del lavoro nella nostra penisola è sempre "più particolare" che altrove.
Siamo sempre nella situazione in cui tutti hanno sia  ragione che torto e non si va mai da nessuna parte.

Il Jobs Act ha praticamente aggirato  l'articolo 18, sostituendo il diritto al reintegro con un indennizzo economico in caso di licenziamento senza giusta causa. 
(La riforma si applica ai contratti di lavoro stipulati dopo il 7 marzo 2015 e non riguarda gli statali.)

Ovviamente tutti i lavoratori hanno il sacrosanto diritto di potersi garantire il proprio lavoro, quindi io sono sempre dell'avviso che le riforme dovrebbero farsi a tutti i livelli, ma con un'altra mentalità da parte di tutte le parti in causa.

Quello che voglio contestare, quindi, non è un'applicazione del suddetto articolo, ma il fatto che la Consulta renda inammissibile un quesito referendario che già in passato è stato oggetto di voto.
Per carità, può accadere che con l'evolversi di alcune situazioni, ci si possa approcciare ad alcuni argomenti in maniera diversa, ma in questo caso mi sembra che si crei un pericoloso precedente sulla democrazia stessa e quindi sulle proposte referendarie future.

Praticamente si è avuta l'impressione che la scelta sia stata politica, nonostante l'aver accettato gli altri due quesiti sia una mannaia stessa sul Jobs act, ma nello stesso tempo non si è voluto metter mani a qualcosa di troppo radicale per i tanti interessi in ballo....
ovviamente tranne quelli dei lavoratori.

E' chiaro che lo Statuto dei lavoratori fu emesso nel 1970, con una forte componente comunista che ne determinò la direzione; oggi ahimè di sinistra vorrebbero farmi credere che esista il PD, quindi non sto neanche qui a spiegare il perché la cosa non stia in piedi.

Erano anni di lotte feroci e conquiste fondamentali che in questo momento sono messe in discussione per far fronte alle diverse difficoltà soprattutto imprenditoriali.
Si dice che adesso un dipendente sia più tutelato dell'imprenditore stesso; in alcuni casi è vero, ma non è che il problema si risolve calpestando il lavoratore e privandolo dei suoi diritti che si risolvono i problemi.

Il problema fondamentale per la maggior parte dei cittadini è quello di poter essere un dipendente, in lavoratore; il tasso di disoccupazione è molto elevato; problemi che non si risolvono solo con qualche ora data occasionalmente qua e la o con la riduzione dei diritti, nel caso si riuscisse ad essere miracolosamente assunti.

Se si ha questa fortuna, purtroppo dovrebbe essere un diritto fondamentale della nostra Costituzione, è ovvio che nessuno ci sta a renderla così flebile da poterla perdere da un momento all'altro, senza neanche una motivazione plausibile.

La Corte Costituzionale è stata  chiamata a decidere se dare o meno il via libera ai tre referendum abrogativi, per i quali la Cgil aveva raccolto 3,3 milioni di firme, mica bruscolini.

Dunque, le modifiche all'articolo 18 sui licenziamenti illegittimi sono state bocciate; sono invece stati accettati quelli che riguardano le norme sui voucher e il lavoro accessorio e le limitazioni introdotte sulla responsabilità solidale in materia di appalti.

Le Consultazioni dovrebbero esserci in primavera.
Ovviamente ci saranno i ricorsi alla Corte Europea, per quanto riguarda il primo quesito, se nulla dovesse cambiare, sicuramente il Referendum sarà meno interessante e meno partecipato.

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