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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

L'ITALIA (E LE ITALIE) DI CARLO AZEGLIO CIAMPI IL PRESIDENTE N° 10



Carlo Azeglio Ciampi è stato il Presidente della Repubblica Italiana numero 10.

Un numero molto ambito nel calcio, quello dei fenomeni, ma anche di chi si propone di voler essere importante nella propria squadra.
Nel caso dell' ex Presidente si tratta solo di una casualità, ma non è detto che le cose avvengano per forza per caso, anche quando lo sembrano.
Tanto per cominciare era un appassionato di sport, in particolare di calcio ed amava la squadra della sua città, Livorno che ha visto tornare in serie A durante la sua vita politica, dopo che aveva recitato, in visita in Argentina, la formazione degli anni '30 che ben figurava nella massima serie.
Gli ultimi Giochi Olimpici in Italia, quelli invernali di Torino 2006, si sono disputati con lui al Quirinale nel suo ultimo anno di mandato.

Diciamolo subito, di Pertini ce n'è stato uno solo e difficilmente ce ne potrà essere un altro, anche per questioni storiche, sociali ed economiche, quindi non è il caso di fare confronti che non hanno neanche fondamenta su cui poggiarsi.....
ma ne siete sicuri?
 
A prescindere da come lo si voglia vedere, Ciampi ha dato un'impronta indelebile alla nostra Nazione, anche a livello internazionale.
Fuoriclasse per necessità, più che per scelta, lui che si definiva "un uomo normale" è deceduto in una clinica romana all'età di 95 anni.
La sua vita è costellata di successi:
Laureatosi in giurisprudenza presso l'Università di Pisa nel 1946, viene assunto nello stesso anno presso La Banca d'Italia.
Ne diventa il segretario generale nel 1973, vice direttore generale nel 1976, direttore generale nel 1978.
Viene nominato Governatore e presidente dell'Ufficio Italiano dei Cambi nell'ottobre 1979 e lo sarà fino al 28 aprile 1993.
Erano anni difficili:  il rapimento e la successiva uccisione di Aldo Moro, rappresentano solo la punta di un iceberg, o meglio quello che si ricorda di più di quel periodo; in realtà  il terrorismo stava attaccando lo Stato da più parti e con tutti i mezzi.
Licio Gelli e la Loggia P2 cercavano di destabilizzare il Paese e ponevano le basi per quel Colpo di Stato, fatto di mass media e informazione che non ci siamo neanche resi conto completamente se si sia perpetuato o meno con quella che sarà successivamente l'ascesa al potere di Berlusconi.
Lo scandalo del Banco Ambrosiano vedeva la scomparsa  dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, uomo di Stato ed  il Governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi con il direttore generale Mario Sarcinelli (che verrà arrestato) venivano coinvolti nello scandalo Imi-Sir.
Ovviamente era arrivato il momento per una decisione drastica e che permettesse a Baffi che nel frattempo era stato assolto con Sarcinelli, ma che aveva compiuto 80 anni di lasciare l’Istituto Centrale buone mani.
Il prescelto fu proprio Ciampi.

Successivamente comincerà la sua avventura politica:
Dall'aprile 1993 al maggio 1994 sarà Presidente del Consiglio dei Ministri,

Questa volta lo scenario riguarda Tangentopoli, con Mani Pulite a farla da padrona nei confronti dei partiti politici tradizionali che cominciavano a disintegrarsi.
Certo, una vittoria allora, ma con il senno di poi, non siamo in pochi a rimpiangere la fase della politica in cui si sapesse quali fossero i propri interlocutori e quali direzioni avrebbero potuto prendere, a seconda della loro linea politica ed i loro valori ed ideali. Oggi tutti sono "né carne e né pesce" sono tutto o niente ed il trasformismo, non si può neanche considerare più tale.
Ad ogni modo, mentre i Pubblici Ministeri distruggevano la Prima Repubblica,  la mafia ci prendeva la mano con le stragi.
Nonostante tutto si cercava di andare avanti e di non cambiare le abitudini di un Paese che sembrava ritornare indietro nel tempo e ripercorrere anni bui che si pensava non potessero più tornare.
Le stragi di Capaci e via D’Amelio dove persero la vita i giudici Falcone e Borsellino e le rispettive scorte, non furono le uniche; seguirono, infatti, quelle di  Firenze, Roma e Milano.
L'allora Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro convocò Ciampi al Quirinale per affidargli l’incarico di formare un governo in grado di traghettare il Paese tra la Prima e la Seconda Repubblica.
Anche qui una "prima volta": si era deciso di incaricare un tecnico non eletto dal popolo.
Questo per due motivi, uno di carattere sociale ed uno economico.
Per prima cosa Ciampi capiva che bisogna affrontare il terrore con l'unità e si predispone alla concertazione con le parti sociali.
In secondo luogo, vista la sua esperienza lavorativa si doveva porre rimedio al fatto che la moneta italiana continuava a essere sotto attacco dalla speculazione internazionale.

Alla fine del suo incarico, nel 1994, poteva sembrare che la sua carriera politica potesse anche essersi conclusa.
I compiti erano stati terminati nel migliore dei modi e ci si auspicava che con una classe dirigente rinnovata e con la nascita di nuovi partiti, si fosse intrapreso un viaggio più roseo per la nostra Nazione.
Sta di fatto che i nuovi politici, non valevano i precedenti e che uno di loro ...era Berlusconi e la frittata era stata nuovamente fatta!
Nonostante il cambio al Governo con un centrosinistra che si dimostrava già allora sempre più centro e meno sinistra, non si riusciva a dare la giusta sferzata.
L'Italia doveva entrare nell'Euro, ma manco a dirlo, l’economia italiana non aveva le carte in regola per accedere.
Per mano di Ciampi i problemi furono risolti e L'Italia entrò dalla porta principale ed a testa alta nell'Europa unita; quello che sembrava un passo fondamentale verso un'esistenza migliore.

Quindi fondamentali sono state le sue funzioni come ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, nel governo Prodi (dall'aprile 1996 all'ottobre 1998) e nel governo D'Alema (dall'ottobre 1998 al maggio 1999), più tutti gli altri incarichi internazionali svolti prima di diventare Presidente della Repubblica.

Anche in questa occasione il nostro, si dimostra "fuoriclasse":
L'elezione "alla prima botta" del Capo dello Stato è stato un vero e proprio miracolo, nelle ormai consuetudini italiane; non si verificava infatti dal 1946!
Fu indicato dal centrosinistra, ma la destra disse subito di si, anche perché Berlusconi, Fini & Company erano stati traumatizzati dai sette anni precedenti che avevano visto Scalfaro Presidente e vedevano nel livornese tutto un altro tipo di personaggio.

Il Presidente della Repubblica bacchettò l'Europa per la mancata creazione di un governo comune dell'economia visto che l'euro era diventata una realtà concreta e circolante.
Anche a mio parere (anche col senno di poi) l'Euro sarebbe una cosa grandiosa, se fosse stato gestito meglio dall'inizio e si fosse creata un'economia comune, con parametri giusti.
Dare oggi la colpa ad una moneta è tanto stupido, quanto criminali sono stati coloro che ne hanno approfittato o non hanno vigilato a dovere negli anni del cambio.

Una decisione che mi lasciò pietrificato all'epoca fu quella della firma di Ciampi sul  "Lodo Schifani" (mai nome fu più azzeccato), se, tramite questo grave errore, avesse garantito l'immunità a Silvio Berlusconi, probabilmente non dico che oggi non ne avrei parlato in questi termini, ma avrei approfondito maggiormente questo punto.
Diciamo che questa macchia scomparve quasi all'istante, come se avesse usato il "Viavà", quando questa porcata fu bloccata dalla Corte Costituzionale.
La Costituzione è un valore assoluto nel nostro ordinamento, perciò non tollero che lo strumento che è la salvezza (anche dagli errori) e la garanzia  per tutti possa essere messa in discussione.

Non fu casuale che ad un uomo delle Istituzioni come il decimo Presidente italiano, venne in soccorso proprio questo strumento per evitare quella madornale sciocchezza.
L'ex Capo dell Stato fece del suo mandato un manifesto per la riscoperta della Patria.
Una Patria in cui doveva regnare innanzitutto la garanzia del pluralismo dell'informazione (bacchettò spesso Berlusconi ed il centrodestra su questo argomento, ricevendo anche qualche atteggiamento di risposta maleducato); lo fece anche in maniera Istituzionale con un messaggio alle Camere.
Perché il sentimento patriottico era si il ripristino delle parate militari e l'amore per tutte le pagine ed i personaggi della nostra Storia, ma soprattutto doveva esserci la democrazia.

D'altronde Carlo Azeglio Ciampi era stato un giovane iscritto al Partito d'Azione quello riprendeva il nome da quello fondato da Giuseppe Mazzini nel 1853, che fra i suoi cardini aveva le elezioni a suffragio universale e la libertà di stampa e di pensiero, cioè le prime vittime della dittatura fascista.
L'8 settembre del 1943, quando fu firmato l'armistizio si rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e si rese individuo non rintracciabile.
Era un partigiano....
quindi lo si può collegare all'altro amatissimo presidente della Repubblica, Sandro Pertini, nei confronti del quale, come lui protagonista della Resistenza, ha sempre nutrito profonda ammirazione.



Il tricolore e la Costituzione ... che per certi versi sono la stessa cosa.... e quella preoccupazione di assicurare gli equilibri politici di governo e i diritti dell’opposizione a difesa dell’ordinamento democratico, sono comuni a tutti e due i Presidenti.

Notevole la battaglia di Ciampi contro la riforma della Costituzione pensata da Silvio Berlusconi nel 2006.
Disse: “La Carta e’ viva e attuale. E’ la mia Bibbia civile. Opporsi al nuovo testo non significa essere conservatori!"
Spiegando che questa non solo minava il funzionamento degli organi Istituzionali, ma che non può essere modificata la Costituzione, soprattutto se a farlo è una parte politica....
e comunque non si può governare praticamente senza opposizione....

Magari su questo ci ritorneremo quando affronteremo il referendum che vuole Renzi, ma fondamentalmente credo che sia questa la linea da seguire.

Ciampi si commuoveva dinanzi al tricolore ed in ogni occasione faceva di tutto per far crescere in noi quel sentimento patriottico che fa grande una Nazione.
Mise le basi per i grandi festeggiamenti dei 150 dell'Unità d'Italia che furono celebrati dal suo successore, Giorgio Napolitano, ma che si rivelarono anche una sua grandissima vittoria.

L’ultimo atto da servitore dello Stato per Carlo Azeglio Ciampi fu il 4 maggio 2006 quando comunicò la sua decisione di non ricandidarsi al Quirinale perché bisognava dare seguito a una prassi costituzionale:
“Confermo la mia non disponibilita’ a candidarmi per un secondo mandato.Nessuno dei precedenti nove presidenti della Repubblica- disse- e’ stato rieletto. Ritengo che questa sia divenuta una consuetudine significativa. È bene non infrangerla. A mio avviso, il rinnovo di un mandato lungo, qual e’ quello settennale, mal si confa’ alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”.
Quindi finalmente è tornato ad essere "un uomo normale".
Addio Presidente.

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