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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

REFERENDUM "SI" VOTA IL 17 APRILE

REFERENDUM
"SI"
VOTA
 IL 17 APRILE!


In molti chiedevano di spostare il voto a Giugno,
quando in diverse città italiane si terranno le elezioni amministrative.
Era una maniera per risparmiare sull’allestimento dei seggi.
Non è stato possibile e si sono fatte diverse congetture a tal riguardo:
Come sempre si fa confusione e questo è dovuto più alla non conoscenza delle regole che ad altro. 
La realtà è che  La legge (decreto 98 del 2011) non prevede che le elezioni possano svolgersi in concomitanza con un referendum, quindi è stato ovvio che il Governo e il Presidente della Repubblica abbiano deciso di convocare il referendum abrogativo il 17 aprile.
Certo, la concomitanza tra amministrative e referendum avrebbe avvantaggiato i promotori del quesito referendario, perché avrebbe aumentato la possibilità di raggiungere il quorum necessario affinché fosse valido. Per raggiungerlo, deve andare a votare la metà degli aventi diritto.
Alcune regole potrebbero essere riscritte; è ridicolo che si pensi di modificare la Costituzione e non si faccia nulla per altre regole che sono vere e proprie fesserie, ma probabilmente non c'è in seno alla classe politica, la voglia di far esercitare ai cittadini il diritto più grande che probabilmente hanno.
Una presenza massiccia sarebbe uno schiaffo morale anche a tutto questo, ma siamo abbastanza maturi per capirlo?


Il 17 Aprile si terrà il referendum abrogativo contro le trivellazioni in Italia, promosso da 10 Consigli Regionali e numerosissime associazioni e movimenti ambientalisti.
Nonostante i media non ne abbiano praticamente parlato, è una di quelle maniere per esercitare direttamente la volontà del popolo che a mio parere vale di più delle normali elezioni, ma che viene sempre affrontata con superficialità e quasi messa nel dimenticatoio dalle forze che fanno informazione in questo Paese.
Ovviamente vi sono molteplici interessi dalle solite multinazionali che non hanno alcuna intenzione di farsi da parte e lasciare spazio a quelle maniere più pulite di produrre energia che già esistono e che potrebbero essere potenziate.
Nello specifico, è stato in qualche maniera ammesso anche dal Governo il fatto che andare a deturpare i nostri fondali non risolverà la nostra dipendenza energetica dall'estero.


Secondo alcuni calcoli, sembra che le riserve certe di petrolio nei mari italiani equivalgono a soli 6 mesi di consumi nazionali; praticamente a livello economico non cambierebbe, quindi neanche granché.
Supponendo anche che questi calcoli possano essere frutto di previsioni al ribasso fatte da chi è contrario a questa pratica, io mi chiedo: è proprio intelligente essere nel 2016 e stare qui a parlare ancora di petrolio?
In un momento in cui quasi tutte le case automobilistiche sfornano automobili ibride, nel momento in cui il prezzo del petrolio cala e si parla sempre più dell'esaurimento delle risorse fossili, cosa facciamo noi?
Insistiamo con questo medioevo tecnologico, continuando a tarpare le ali a tutti i mezzi che ci sarebbero, già con le tecnologie ed il progresso attuale per salvaguardare gli interessi di quei paperon de paperoni che hanno già fatto tanti danni, sia a livello di ambiente che di vere e proprie guerre in diversi territori?

Ma senza puntare a concetti universali, rimaniamo pure nel nostro piccolo.
Il quesito oggetto del referendum riguarderà la durata delle trivellazioni "offshore" già (ahimè) in atto entro le 12 miglia dalla costa.
Votando "SI" verrà abrogato l'Art. 6 comma 17 del codice dell'ambiente che prevede si possa continuare a trivellare fino a quando il giacimento lo consenta.
In altre parole continuare ad insistere a "spremere il limone" oltre ogni limite, continuando a deturpare i fondali e mantenendo in piedi situazioni che provocano solo pericolo di ogni genere senza averne dei reali vantaggi economici.
Nonostante le rassicurazioni del caso, infatti, immaginate quali e quanti danni gravi ed irreversibili potrebbe creare un disastro petrolifero dovuto ad un qualsiasi incidente, specialmente in un mare chiuso come il Mediterraneo.


E' veramente assurdo che si prosegua in questa direzione che è anche in contrasto con tutte le progettazioni delle città che si affacciano sul mare e che magari stanno lavorando per sfruttare al meglio ed in maniera ambientalista le proprie risorse.
Penso che sia così per tutte, ma sicuramente potrei fare esempi di cui sono a conoscenza direttamente perché riguardanti le politiche che intendono portare avanti gli amministratori del Comune in cui risiedo, Mola di Bari.
Potrei già fermarmi al fatto che la pesca sia un'attività primaria, ma come per tutte le città costiere si sta pensando all'aspetto turistico, culturale, ecc.
Ad inizio 2016 ho parlato anche di aperture di nuovi corsi di studio che riprendevano antiche tradizioni, come riportare in loco una scuola che con tecniche innovative ritornasse a sfornare  CAPITANI  DI MACCHINE E DI LUNGO CORSO, affiancati da altre iniziative che guardavano in quella direzione.

Conferenza, Presentazione "Museo del mare" - Mola di Bari
 
"La valorizzazione della costa, della risorsa ittica e dell'intero comparto marittimo inizia dalla formazione. Il Museo del Mare è il primo passo. Mola ha una vocazione puramente marinara e il nuovo indirizzo del Gorjux Tridente punta a fornire un percorso di studio d'eccellenza. È l'inizio di una sfida. Buon vento al territorio, ai giovani!"  (Antonella Fanizza - Consigliere del Comune di Mola di Bari)
Perché siamo qui invece a discutere di un probabile scempio ambientale che renderebbe vani anche gli sforzi di tutte queste città, oltre che della voglia di tutti i cittadini che vorrebbero aspirare ad un futuro più ecosostenibile?
Non è possibile che per estrarre poche gocce di petrolio di qualità scadente, si debbano mettere in pericolo le nostre coste, la fauna, il turismo, la pesca....
.... ma perché questo mondo deve puntare così scioccamente all'autodistruzione?
Io spero che gli italiani innanzitutto si rechino a votare; quando ci sono i referendum non si scelgono coloro che dovrebbero rappresentarci o questo o quel colore politico, ma si esprime un vera indicazione circa la propria volontà.
In questo caso ritengo che siamo chiamati non solo a votare per rifiutare le trivelle e per difendere l'ambiente in questo ambito, ma anche per pretendere dal Governo un netto cambio di rotta su tutta la strategia energetica nazionale.
Si tende a dare alle "energie alternative" (già non dovremmo chiamarle più così) un senso quasi aleatorio, come se l'umanità che fa esperimenti sul teletrasporto, telecomanda sonde spaziali, mezzi su Marte, costruisce stazioni orbitanti sulle quali poter vivere, non fosse in grado di abbandonare quei metodi preistorici che resistono solo per una questione di terrorismo economico (e non solo).
Tutto questo è criminale oltre che ridicolo ed anacronistico; bisogna puntare finalmente su un'economia basata sulle energie rinnovabili e sull'efficienza energetica che ci permette di andare avanti senza dipendere da quelle fossili. (una battuta, lo dice la parola stessa).    
Se ci mettiamo anche il fatto che per trivellare i mari italiani, le compagnie pagano (il 7% del valore di quanto si estrae) le royalities più basse al mondo, mi verrebbe da dire: ma allora siamo veramente il popolo più imbecille del pianeta?
Ecco, alla luce di tutto questo credo si sia capito che il mio voto sarà "SI" e spero vivamente che sarà il voto di tutti.

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